“I giorni della vergogna. Gli insulti a Cécile Kyenge e all’Italia”. Scarica il libro.
Questo libro racconta i giorni della vergogna, riflette sull’essenza del nostro razzismo, cerca di spiegare come difendersi dalla sua minaccia. Soprattutto, vuole avviare una riflessione ormai improcrastinabile sul nuovo volto di questo Paese, che guardandosi allo specchio non si riconosce e ora rischia di scontarne le conseguenze.
La prima parte non è piacevole. È un nauseante florilegio di insulti, attacchi e minacce che hanno colpito Cècile Kyenge, la prima ministra nera, la prima immigrata al governo. C’è quindi il paragone con una scimmia regalatole da Roberto Calderoli. Ci sono gli striscioni di Forza Nuova che vorrebbe rimandare la ministra in Congo, come se non fosse italiana. E tante altre bestialità, le scritte sui muri, i fotomontaggi e i commenti deliranti lasciati su Facebook. Gocce di un mare dove sguazzano leghismi, neofascismi e l’odio anonimo e violento che affolla i social network.
L’Italia è razzista? Lo abbiamo chiesto ai direttori delle nostre testate, giornalisti immigrati o figli di immigrati che quotidianamente informano i nuovi italiani e danno loro voce attraverso un network di portali internet e periodici cartacei. Sono arrivati a conclusioni diverse, legate alla storia, alla situazione e alle percezioni delle loro comunità di origine, mediate necessariamente dalle loro esperienze e convinzioni personali. Punti di vista inediti in un paese che troppo spesso pretende di raccontarsi senza ascoltare i protagonisti del suo cambiamento.
In appendice abbiamo aggiunto una breve guida all’autodifesa dal razzismo. Già pubblicata sui nostri portali, è stata scaricata e condivisa da decine di migliaia di lettori, evidentemente se ne sentiva il bisogno. Parte da un presupposto non soggetto a interpretazioni: il razzismo non è un’ opinione, ma un reato, la legge punisce i colpevoli e tutela le vittime. Per difendersi bisogna imparare a riconoscerlo, anche nelle forme più subdole della discriminazione e poi utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, in sede civile e penale.
Quegli strumenti, va detto, sono comunque insufficienti e non al passo con i tempi se è vero, ad esempio, che oggi su Facebook non si può pubblicare un seno nudo, ma si possono aprire cloache di insulti razzisti. Anche per aggiornarli, ma soprattutto per ridisegnare un sistema di valori e comportamenti, è tempo di interrogarsi e confrontarsi su cosa è oggi l’Italia, su chi sono gli italiani e su come costruire e regolare la nostra convivenza.
Un paese diventato in pochi anni multietnico e multiculturale deve sradicare i genuini istinti razzisti che strisciano nella sua pancia, ma anche le altrettanto genuine ingenuità, che pure hanno esiti nefasti, figlie di un’impreparazione di fondo a riconoscere come concittadino chi ha la pelle di un colore diverso, chi prega un altro Dio, chi è arrivato da lontano. È una sfida alla quale siamo chiamati tutti, vecchi e nuovi italiani, una sfida che la politica deve guidare e la società civile promuovere. Per tornare a guardarci tutti negli occhi, cancellando le offese e la vergogna di giorni che vorremmo al più presto considerare lontani.
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