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Giornata internazionale contro l’omofobia. Italia al 32° posto nella classifica arcobaleno

Gli episodi di omofobia sono in aumento in Italia con oltre 50 vittime al giorno e solo uno su 40 pensa sia utile denunciare.
Il 17 maggio si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia per sensibilizzare l’attenzione di politici, opinion leader, movimenti sociali, pubblico e media sulle violenze e le discriminazioni subite dagli appartenenti alla comunità LGBT di tutto il mondo. Ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l’homophobie, la prima Giornata internazionale contro l’omofobia ha avuto luogo il 17 maggio 2004, a 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990) di rimuovere l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall’Organizzazione mondiale della sanità.
 
Dall’anno della sua istituzione, l’evento ha ricevuto il riconoscimento ufficiale di diversi Stati e istituzioni internazionali come l’Unione Europea che nel 2007 ha varato la “Risoluzione del Parlamento europeo sull’omofobia in Europa” che, all’articolo 8, ribadisce espressamente l’invito “a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni”.
 
L’Italia 32ma in classifica
L’Italia, nonostante il passo avanti della legge sulle unioni civili che proprio in questi giorni compie due anni, è in grave ritardo rispetto agli altri paesi europei nell’attuazione di politiche di uguaglianza che proteggano le persone LGBTI.
 
Il report annuale di ILGA-Europe ci vede posizionati al 32mo posto della classifica arcobaleno che misura l’impatto delle leggi e delle politiche di ciascun paese sulla vita delle persone LGBTI. Sono ancora tante le aree di intervento ancora prive di normative attrive: dal pieno accesso a tutti gli istituti vigenti nel diritto di famiglia e delle persone, compreso il pieno riconoscimento dell’omogenitorialità, al contrasto alle discriminazioni, ai crimini e ai discorsi d’odio, fino al diritto all’autodeterminazione, al riconoscimento e all’integrità fisica e alla salute delle persone trans e intersex.
 
Casi di omofobia in aumento
Gli episodi di omofobia sono in aumento in Italia con oltre 50 vittime al giorno e solo uno su 40 pensa sia utile denunciare. Sono alcuni dei dati resi pubblici dal numero verde contro l’omo-transfobia Gay Help Line. Nell’ultimo anno la linea è stata contattata da 20 mila persone, tra telefonate, messaggi ed email. In particolare quest’anno sono state ricevute segnalazioni da oltre 3.200 minori e i casi di gravi maltrattamenti in famiglia, sempre di minori tra i 12 e i 25 anni, sono stati oltre 400. In 12 anni di attività della linea di aiuto i contatti sono stati complessivamente 240 mila.
 
“Il dato che emerge maggiormente nell’ultimo anno, è il crescente livello di omofobia con un incremento del 2% (ora al 72%) ed un aumento del 4% (ora al 17%) dei ricatti a scapito delle persone lesbiche e gay non dichiarate – dice Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center e responsabile del numero verde Gay Help Line – la comunicazione tramite social, rende sempre più facilmente rintracciabile l’orientamento sessuale degli utenti, ma ciò espone le persone Lgbt più facilmente alle violenze ed ai ricatti di singoli o gruppi. Un altro dato rilevante è l’età sempre più giovane degli aggressori e ricattatori che in diversi casi sono anche minori. Restano costanti – continua Marrazzo – i casi di genitori che non accettano l’omosessualità dei figli e che come rilevato, anche in passato, nel 30% dei casi arrivano a segregarli in casa ed a sottoporli a violenze, per almeno 400 casi l’anno”.
 
Dai dati del Gay Help Line si riscontra inoltre un incremento del 6% nell’ultimo anno delle persone che dichiarano il proprio orientamento. A farlo è il 59% dei maschi, il 37% delle femmine e il 4% dei trans. Da un punto di vista territoriale emerge infine che le discriminazioni avvengono di piu’ nel Centro Italia (41%), rispetto al nord (35%) e al Sud (24%).
 
Il rapporto di Arcigay Come ogni anno, in occasione del 17 maggio, Arcigay diffonde il report degli episodi di omotransfobia raccontati negli ultimi 12 mesi dai mass media, “una fotografia dei modi e delle forme attraverso cui il fenomeno si manifesta nella vita delle persone lgbti”. Sono 119 in tutto i casi censiti, meno di quelli dell’anno passato, in cui la radicalizzazione del dibattito sulle unioni civili aveva acceso un’inedita visibilità mediatica su questi fenomeni. Ma se “l’attenzione dei mass media si è comprensibilmente abbassata, l’omotransfobia ha ancora connotati molto allarmanti”, commenta Gabriele Piazzoni. Tra le 119 storie ci sono ben 4 omicidi, tre di ragazzi molto giovani, tutti riconducibili a un movente omotransfobico. Questi tre fatti cruenti sono l’apice di un bollettino quotidiano che descrive un’oppressione martellante. E qui viene il secondo aspetto che emerge con chiarezza dal rapporto: mentre l’attenzione negli ultimi anni si è spostata sul fenomeno degli haters sul web, sicuramente preoccupante, l’omotransfobia ancora oggi, e forse sempre di più, è un fenomeno che impatta concretamente nella vita reale delle persone, nelle loro relazioni familiari e di vicinato, nei luoghi che frequentano o dai quali vengono allontanate o precluse”.
 
Fonte: Rai News

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