Lentini | Dopo la vicenda de “Le Iene”, lettera aperta di Santi Terranova alla Città di Lentini
Lettera aperta di Santi Terranova alla Città di Lentini
«Scrivo – afferma Terranova – in relazione al recente servizio de Le Iene, che tanto clamore ha suscitato in tutta la nostra comunità. Mi determino, con questa mia, ad ammettere che le espressioni da me rivolte al giornalista Ismaele La Vardera sono state poco urbane e in grado di ingenerare, nella stragrande maggioranza dei cittadini lentinesi, sentimento di imbarazzo e di disagio morale. Per questo, me ne scuso pubblicamente».
«Tuttavia – prosegue – non posso esimermi, per tutelare la mia immagine, di fornire degli elementi che ritengo utili per una più consapevole valutazione dei fatti. Ismaele La Vardera mi chiese di poter effettuare una intervista sulla discarica di Armicci. Accettai di buon grado per dare risonanza mediatica all’azione intrapresa dall’amministrazione comunale per contrastare l’avvio di questo progetto scellerato. E così, con mia mail del 21 settembre 2017 gli inviai, su sua richiesta, tutti gli atti amministrativi e giudiziari relativi alla vicenda. Poi ci scambiammo telefonate e messaggi per pianificare il nostro incontro che è avvenuto lo scorso 25 marzo 2018».
«Tutto – aggiunge Terranova – sembrava in linea con quanto programmato nell’interesse della nostra città e del nostro territorio: finalmente si accendevano i riflettori su una problematica dannosissima per la nostra comunità. All’improvviso la domanda cruciale: “Come concilia la sua qualità di assessore col fatto di avere realizzato degli abusi edilizi?”. Risposi che la questione era già nota, che i fatti risalivano a venticinque anni prima, che tutta la città ne era a conoscenza per essere stata tirata in ballo, a due mesi appena dalla mia nomina, da qualche politico dell’opposizione».
«Lo invitai – racconta – a tornare a parlare di Armicci, era quello l’argomento dell’intervista, ma la iena aveva già azzannato la sua preda, cioè io. Mi sono difeso cercando di fargli capire che gli abusi, risalenti a venticinque anni prima, erano stati commessi in una zona già individuata dal Comune di Carlentini come zona residenziale (vi abitano, infatti, una settantina di famiglie) per la quale si auspica, già da tempo, un piano di recupero avvalorato dall’esecuzione di opere di vera e propria urbanizzazione (strade asfaltate, illuminazione, predisposizione del servizio di raccolta dei rifiuti, toponomastica), ma fu inutile».
«Capii, forse in ritardo – prosegue – che il vero scopo non era quello di parlare di Armicci e delle problematiche a essa connesse (salute pubblica prima di tutto), bensì della mia presunta incompatibilità con il ruolo istituzionale. Chiesi di chiudere l’intervista. Proditoriamente il La Vardera, incalzandomi con le stesse domande sulla mia incompatibilità, continuò a registrare per carpire il “fuori onda”. Il resto è noto: la mia reazione alla continua aggressività di quel giornalista, il mio sbotto di insofferenza nei confronti di chi, con sistemi deontologicamente scorretti, cercava a tutti i costi di fare uno scoop proprio con la mia reazione».
«Certo – scrive ancora Terranova – poco urbano il mio “ma di che cazzo mi sta parlando?” o il mio “me ne sto fottendo”: espressioni rappresentative di uno stato d’animo al collasso, visti i metodi, oltretutto abusivamente carpite a casa mia e nel momento in cui ritenevo che le registrazioni fossero terminate realmente. Poi, il confezionamento di un servizio tipo “Iene”: tagli, aggiunte, aggiustamenti, interpolazioni per travisare il contenuto delle mie risposte. Qualcuno, nel servizio andato in onda il 18 aprile scorso, mi ha sentito parlare di Armicci? Eppure, per più di un’ora ho illustrato al La Vardera tutta la problematica, mettendo in evidenza il pericolo che la sua messa in esercizio potrebbe aggravare il già precario stato di salute di tutti i cittadini del circondario».
«Scomparse le iene, sazie del loro pasto – continua – sono arrivati gli sciacalli. Qualcuno ha contattato il sindaco di Carlentini, insinuando che io lo accusassi di abusi simili ai miei; altri, si sono indignati del mio “me ne sto fottendo” riferendolo apoditticamente agli abusi da me commessi e sollecitando, per questo, le mie dimissioni. Una vicenda fra le più squallide che Lentini abbia mai registrato. Pilotata da chi? E a quale scopo? Non so chi siano i fomentatori e gli ideatori di questa sortita e non mi interessa saperlo; qualcuno mi ha suggerito di individuarli in taluni crapuloni che hanno banchettato su quella che ritenevano la mia carcassa mentre discutevano di etica, di morale, di perbenismo, eleggendo ad “eroe” chi, probabilmente inconsapevole di essere stato un loro “strumento”, ha creduto che le proprie azioni fossero state poste in essere per il bene della nostra città».
«Invece – conclude Terranova – mi pare sia stata scritta una delle pagine più tristi della nostra Lentini. Al Sindaco di Carlentini e ai componenti della sua giunta rinnovo la mia stima incondizionata per avere contribuito, con spirito di sana e costruttiva collaborazione, a porre le basi per la valorizzazione dei nostri territori con l’unico obiettivo di migliorarne le condizioni di vita e di sviluppo economico. E mi piace chiudere la presente riportando le parole scritte, non molto tempo fa, da un nostro illustre e stimato concittadino che si distingue anche per la sua sincerità e coerenza: «Saverio e la sua giunta vadano avanti come hanno fatto finora. Il tempo darà loro ragione, perché il tempo, si sa, è galantuomo. Ai nani urlanti prima o poi finirà la voce e saranno ricordati solo per la vergogna di essere sciacalli».